mercoledì 25 luglio 2007

25 luglio 2007

Dichiarazione in Consiglio:
Le circostanze per le quali poco più di un anno fa sono rientrato in Consiglio potrebbero continuare ad essere considerate fortuite, se non fossero un punto di passaggio importante di una fitta sequenza di istanze e avvenimenti che in questi ultimi tempi hanno fatto irruzione nella società e sulla scena politica della nostra Regione.
Sotto la spinta di accadimenti esterni e della maturazione di problemi e talora contraddizioni assistiamo ad una brusca accelerazione del dibattito politico, alimentata – tra l’altro – in quest’ultimo periodo dall’approssimarsi della naturale scadenza della legislatura, ma soprattutto dal fatto che sulla rotta che conduce alle elezioni regionali della prossima estate dovremo attraversare l’infido e tempestoso stretto di Magellano dei referendum.

- Ricostituzione dell’asse franco-tedesco;
- crollo verticale dell’immagine della classe politica con l’esplosione del bubbone dei costi che essa fa gravare sulla comunità;
- referendum.

Ecco tre temi squisitamente politici, rispettivamente sul piano europeo, nazionale e regionale, che solo quindici mesi fa neppure si ponevano e che stanno modificando sostanzialmente le regole di funzionamento della nostra comunità.
I nuovi scenari europei impongono una riflessione anche in Valle. L’autonomismo francofono non può essere fine a se stesso, deve trovare nuove ragioni e margini in un’Europa di cui l’Italia è solo una componente, e neppure di primo piano. L’asse est-ovest deve confrontarsi ormai costantemente con quello nord-sud e occorre ridisegnare il futuro sapendo cogliere le novità che arrivano da chi ci è vicino.
La vittoria di Sarkozy in Francia ha evidenziato come la vecchia distinzione destra-sinistra sia ormai obsoleta. Si è scritto recentemente: “I francesi hanno capito e lo hanno votato. Hanno eletto a stragrande maggioranza un candidato della destra che si è presentato in quanto tale, ed ha parlato senza complessi, senza doversi far perdonare di essere di destra fingendo di essere di sinistra…”. La scelta di Sarkozy e la conseguente vittoria nasce su progetti forti e alleanze concrete, senza spaventarsi di fronte a temi come i pacs-dico o l’ordine pubblico.
La sua parola d’ordine è stata rupture, frattura netta con il passato, una sorta d’elogio della discontinuità. Il suo programma elettorale - ma ancor più quanto ha saputo fare e sta facendo all’inizio del suo mandato - può dare un’idea reale di ciò che i paesi di tradizione francese e francofona possono rappresentare per l’Europa. Il mondo cattolico francese si è riconosciuto in un disegno che nell’ambito della tolleranza e della multiculturalità non riduce la componente cattolica, ma ne rivendica storia, tradizione e potenzialità.

La rivolta contro i costi della politica è il sintomo più evidente del momento di crisi che vive la politica in Italia. E’ sufficiente ricordare le 400.000 copie vendute in pochi giorni dal libro “La Casta” di Rizzo e Stella per capire come i cittadini, con i loro problemi quotidiani, si allontanino e siano sempre meno disponibili ad accettare privilegi e gestione del potere che spesso sono tutto meno che cosa pubblica. Non a caso un politico dalle antenne sensibili come Massimo D’Alema ha dato, purtroppo in extremis, l’allarme sulla marea montante della sfiducia degli italiani nella politica e sulla necessità di nuove regole e riforme, che la classe politica purtroppo non sembra in grado di darsi di propria iniziativa, mentre l’orchestra del Titanic continua a suonare.

E’ sempre stato così: in Valle d'Aosta tutto - il buono e il cattivo - arriva sempre con un certo ritardo rispetto al resto del Paese, con effetti smorzati, attutiti. Questa volta però, proprio mentre arriva tardi quanto è già successo nella politica nazionale anni fa, nel resto d’Italia sta succedendo di nuovo, e i fenomeni si sommano rendendo per noi la miscela più esplosiva.
La sensazione, in Valle come nel resto del Paese, è che i cittadini, la gente, siano più avanti della politica. La richiesta di chiarezza nelle proposte e nelle scelte, il sapere se si andrà di qua o di là, se si farà questo o quello, spinge naturalmente, come nel resto d’Europa, verso un ineludibile bipolarismo, dal quale, come ho già detto in questo Consiglio, non può essere amputata l’alternanza, quella che molta parte della classe politica italiana, avanti negli anni e indietro nelle idee, considera eresia. Kennedy, Clinton, Blair, Merkel, Sarkozy sono diventati capi di governo ad un’età alla quale da noi si è ancora considerati inesperti mocciosi, per non dire di chi, tra loro, a poco più di trent’anni era già ministro.

Viviamo intanto in Valle d'Aosta la mancata metabolizzazione, una paradossale rimozione del risultato elettorale di aprile 2006, quasi che nulla fosse avvenuto, e quasi che questo esito non debba proiettare alcun effetto sulle elezioni regionali dell’anno prossimo. Una situazione, mi si passi il termine, un po’ kafkiana.

Infine i referendum. L’ho dichiarato in tutte le sedi, senza equivoci: una cosa è il quesito sul quale i cittadini sono chiamati ad esprimersi, altra cosa è l’istituto del referendum e l’esercizio del voto. E’ ovviamente legittimo sfruttare il vantaggio dell’esistenza del quorum a favore della propria tesi esortando i propri elettori all’astensione. E’ una scelta pragmatica, per carità…! Essa sfrutta però un’asimmetria e una diseguaglianza tra le due parti in campo, regalando agli astensionisti tutti i voti di chi, fisiologicamente, non andrebbe a comunque votare. La considero, se mi è permessa la metafora, una forma di doping della politica, e sono sempre stato contrario al doping.

Tutto ciò mi fa ritenere necessario un passo indietro e una pausa di riflessione serena e più autonoma sui nodi politici che in questo periodo imbrigliano la nostra regione. Ho perciò maturato a malincuore la non facile - credetemi - decisione di uscire dal Gruppo dell’Union Valdôtaine e di aderire al Gruppo misto, chiamandomi fuori di un contesto in cui mi sono talora riconosciuto con difficoltà e a cui ho comunque cercato di dare tutto quanto ho potuto. Ho sempre cercato di essere corretto senza rinunciare alla responsabilità d’eletto che deve rappresentare tutto l’elettorato e non solo i suoi voti pochi o tanti che siano.
E’ certamente un mio limite ma credo che la scelta di lasciare il gruppo da non iscritto all’UV ma restandole amico, se me lo consentirà - amico molto più fedele e corretto di quanti l’hanno sfruttata e la sfruttano per fini personali - questa scelta, dicevo, non è più rinviabile.
Probabilmente essa non ha un gran futuro nel senso che danno a questa parola i professionisti della politica. Non importa. Spero però che possa rappresentare un segnale d’attenzione al nuovo che anche in Valle deve arrivare e che in Francia con il successo di Sarkozy ha avuto l’evidenza che merita. Rileggere il suo programma in chiave di una rupture valdostana, analizzare i percorsi dei suoi primi mesi di governo, nei limiti ovviamente della nostra petite patrie, può rappresentare una nuova rotta che m’impegno - per quanto so e posso - a portare avanti.

Queste mie considerazioni hanno valenza strettamente politica e in nulla intaccano la mia fiducia nel programma e nell’azione amministrativa del Presidente Luciano Caveri e di tutti i suoi Assessori. Il mio leale sostegno alla maggioranza non è qui in discussione.
Caveri e la sua Giunta meritano questo sostegno in un momento nel quale, proprio a causa dei sussulti e delle fibrillazioni della società valdostana che dicevo, assistiamo alla costante sottovalutazione mediatica di ogni risultato positivo e all’amplificazione oltre misura di ogni aspetto che si presti alla sia pur minima analisi critica. Un esempio per tutti è l’acquisto del Grand Hotel Billia, che in altri tempi sarebbe stato giustamente salutato come epocale. Ce ne sarebbero tanti altri. Va riconosciuto che la Giunta opera in un contesto mediatico molto difficile e assai poco gratificante.
Concludo ringraziando i colleghi del Gruppo dell’UV per la possibilità che mi hanno offerto in tutti questi mesi di partecipare ad un dibattito politico franco e fruttuoso.
Grazie a tutti loro.

Eddy Ottoz

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